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mercoledì 10 gennaio 2018

Cosa è la net neutrality e come potrebbe cambiare internet per gli utenti

Cos'è la net neutrality? 

La “neutralità della rete” è l'internet come siamo abituati a usarlo oggi, dove tutte le informazioni, che siano messaggi, foto, video o file musicali, vengono trattate allo stesso modo: a nessun fornitore di servizi può essere garantita una velocità maggiore per arrivare all'utente finale: Netflix, Spotify e Youtube hanno la stessa velocità di qualsiasi altro servizio. L'idea di fondo è che internet non segue i principi del denaro ma dell'originalità dell'idea e della qualità del contenuto. Senza la net neutrality, si apre la strada al dominio delle società, in particolare dei fornitori di contenuto, disposte a pagare per avere la priorità per i propri contenuti.

Cosa potrebbe cambiare? 

Con la fine della neutralità saranno i contenuti a pagamento ad avere la meglio: per avere Netflix, oltre all'abbonamento, bisognerà pagare una quota supplementare al provider internet (in Italia sarebbero Tim, Vodafone o Fastweb, per esempio) per avere una qualità sufficiente per vedere il film. In assenza di regole che garantiscano la net neutrality, il flusso dei dati e dei file su internet sarà deciso dalla contrattazione tra i big dei contenuti e i big delle tlc, trasferendo ovviamente i costi sull'utente finale. Con il risultato secondario, ma non per questo meno rilevante, di tarpare le ali all'innovazione sul web.

Se i fornitori di internet saranno liberi di fare quello che vogliono, senza alcuna regola, con ogni probabilità non passerà molto tempo che andranno a chiedere soldi ai produttori di contenuti, da Netflix a Youtube ma anche a Google e Facebook, per cercare di portare più traffico sulle loro piattaforme. In effetti i big dei contenuti non sono del tutto contrari perché hanno liquidità sufficiente per pagare “corsie preferenziali” sul web che garantiscano di mettere in un angolo i concorrenti meno ricchi. Ma senz'altro i grandi vincitore di questo provvedimento sono i colossi delle tlc: in Usa parliamo di AT&T, Verizon e Comcast.

Chi perde? 

A perdere saranno soprattutto gli utenti. Probabilmente non succederà dalla sera alla mattina, ma negli Stati Uniti i provider di banda larga inizieranno a limitare o rallentare quello che si può vedere sul web, presentando offerte per garantirci di poter vedere i siti e fruire dei servizi che normalmente utilizziamo. A soffrire saranno anche le società internet più piccole, quelle che non riusciranno a garantire un adeguato compenso per il traffico e, soprattutto, le startup che non potranno sperimentare nuovi servizi in rete, allo stesso modo in cui avevano fatto, a suo tempo, Google, Facebook e Netflix.

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